La pandemia ha segnato anche il 2021, ma i numeri del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP descrivono una realtà in crescita
“Eppur si muove”. Anche il 2021 è stato un anno complicato a causa del protrarsi dell’emergenza pandemica. Nonostante questo il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale è riuscito a fare passi in avanti importanti. L’IGP ha registrato dei numeri significativi che lasciano ben sperare in prospettiva futura. Il costante impegno di valorizzazione, promozione, tutela e salvaguardia messo in campo dal Consorzio ha permesso di sviluppare le potenzialità della filiera zootecnica legata alle razze bovine tipiche dell’Italia centrale.
Nel 2021 i capi bovini certificati IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale sono stati 17.980 contro i 17.621 del 2020 e il numero di allevatori è di 3204, altro dato in crescita rispetto all’anno precedente. La filiera è composta da 1072 macellerie, 77 mattatoi e 125 laboratori di sezionamento.
Per quanto riguarda l’andamento delle adesioni degli allevamenti ai controlli, analizzando il periodo che va dal 2011 al 2021 notiamo una sostanziale stabilità che fissa, nell’ultimo anno, in 3204 il numero di allevamenti aderenti al consorzio con una crescita di un punto percentuale sul 2020. Rispetto alla distribuzione regionale degli allevamenti in vetta troviamo l’Umbria, con 596 allevamenti, Lazio (529), e Toscana (521), seguite da Marche (490), Campania (378), Abruzzo (355), Emilia Romagna (270) e Molise (65). Interessante anche l’andamento delle adesioni nei punti vendita ai controlli. Negli ultimi 10 anni si è passati da 807 a 1086 con una crescita pari a circa il 25 per cento. Dal punto di vista delle certificazioni siamo passati dalle 18564 del 2011 alle 17980 del 2021.
Sono in progressivo aumento, ogni anno, anche le aziende di trasformazione che richiedono l’autorizzazione al Consorzio di Tutela per l’utilizzo della denominazione protetta sui prodotti trasformati, segno della crescita, anche a livello d’immagine, del marchio “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP”. La dichiarazione della razza non è l’unico elemento che fa la differenza, così come il consumo non si limita più a quello di carne fresca. È la filiera nel suo insieme che “funziona” attraverso la qualità certificata.
Cosa ci dicono questi dati, al di là dei “freddi” numeri? Ci dicono che a causa del Covid-19 si sono registrati chiusure, per lunghi periodi, della ristorazione e delle mense scolastiche, due canali molto importanti per la nostra filiera. Questo ha determinato un calo delle certificazioni di oltre il 3 per cento. La tendenza sta registrando, però, una lenta, ma costante risalita anche grazie all’attività informativa e comunicativa. Un’attività che sta crescendo sia sui canali tradizionali, con la nuova campagna di comunicazione, che in quelli più innovativi del mondo social.
Se da un lato c’è stata una flessione sul fronte ristorazione e mense, dall’altro si registra l’aumento del numero delle certificazioni anche in virtù dell’entrata nel sistema di certificazione di nuovi soggetti della gdo e l’inserimento di importanti catene di distribuzione del prodotto certificato IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Informare e promuovere nel modo più capillare ed efficace possibile si è dimostrato, dunque, un valore aggiunto fondamentale, da potenziare anche in vista di un definitivo ritorno alla normalità.