Dai dati illustrati in occasione della assemblea annuale dei soci del Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP che si è tenuta il 25 di maggio, risulta che il 2022 per la filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale è stato un anno di crescita e di consolidamento. Sono stati 18.311 i bovini certificati, 3218 gli allevamenti iscritti al Consorzio ai quali si aggiungono 997 macellerie, 77 mattatoi e 123 laboratori di sezionamento. Tra le regioni che svettano per numeri di allevamenti iscritti alla filiera ci sono Umbria (600); Lazio (544), Toscana (503), Marche (494), Campania (385), Abruzzo (364), Emilia Romagna (257) e Molise (71). Per quanto riguarda il computo delle razze è da evidenziare la stabilità della filiera che nel dettaglio per il 2022 conta 6.866 capi di Marchigiana; 9.351 di Chianina e 2.094 di Romagnola.
Dal punto di vista dei canali di vendita si assiste a un consolidamento della quota destinata ai prodotti trasformati. È questa, infatti, la tendenza più performante che conferma anche per il 2022 un costante aumento delle autorizzazioni concesse dal Consorzio per i prodotti trasformati che prevedono, tra gli ingredienti, carne certificata di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP (hamburger, ragù, bresaola, tartare, pasta ripiena).
Se il trend generale della nostra filiera si conferma positivo e in ripresa dopo le difficoltà legate anche al contesto pandemico va anche sottolineato che non mancano i problemi, soprattutto legati all’innalzamento dei costi di produzione, di alimentazione e di energia che gravano sulle aziende. Stiamo, inoltre, vivendo una situazione di particolare preoccupazione in cui la qualificazione della “razza” è più importante del binomio stretto tra “razza” e territorio, garantito e rappresentato solamente dalla IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale.
Ne consegue che rientrano in percorsi di qualificazione prodotti realizzati con carni non certificate perché provenienti da allevamenti fuori area di produzione (seppur relative alle 3 razze previste) o provenienti da capi non certificabili IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale come ad esempio le vacche; tutto ciò comporta una grave squalificazione dell’intera filiera certificata che si trova a competere con produzioni e prodotti a più basso costo.
Il nodo per il futuro è legato in maniera indissolubile a questi aspetti che condizionano in maniera significativa la redditività delle aziende e la competitività commerciale delle nostre produzioni. In questo contesto, è giusto sottolineare l’impegno di tutti gli attori della filiera, che stanno facendo del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale una delle IGP più importanti nel quadro delle certificazioni italiane. Per sostenere questo trend positivo, dovremo continuare a far conoscere e promuovere la nostra carne e la nostra filiera, combattendo la mala informazione e le mode del momento.
Stefano Mengoli
Presidente del Consorzio Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP