La tenerezza, intesa come consistenza alla masticazione, è determinata dall’elemento genetico e dal rapporto tra l’animale e la maturazione delle carni.
In termini generici le razze italiane producono una carne magra che rimane tenera se l’animale segue una crescita controllata e viene macellato nel giusto periodo di sviluppo.
Una crescita rallentata porta ad un incremento eccessivo dei connettivi con conseguente indurimento della carne, mentre una crescita accelerata conduce all’accumulo di grasso nelle fibre muscolari.
Anche la sapidità è data dalla combinazione del fatto genetico e alimentare: sono infatti i prodotti naturali (fieno e cereali) con cui vengono nutriti bovini ad indurre lo sviluppo delle componenti biochimiche che determinano il sapore della carne.
Sul colore della carne, invece, incidono l’età dell’animale, l’alimentazione, le condizioni di macellazione e di frollatura. Il bovino deve essere macellato nel giusto periodo di maturazione e le carni vanno frollate in ambienti e per periodi adeguati. Se un animale viene macellato tardivamente (oltre i 18-20 mesi) la colorazione della carne assumerà una tonalità più scura.
Le conseguenze negative derivate da stress da macellazione sono dovute al cattivo dissanguamento del bovino o all’alterazione dei processi di frollatura, che portano ad una carne scura, dura, alle volte appiccicosa al tatto che perde la capacità di trattenere acqua con il conseguente sgradevole fenomeno della perdita di acqua durante la cottura (il classico restringimento della fettina nella padella).