La crisi inizia a condizionare i comportamenti dei consumatori, ma anche quelli dei produttori. Scopriamo di più nell’intervento del presidente del Consorzio di tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, Stefano Mengoli Se pensavamo di aver superato la tempesta perfetta con la pandemia di Covid–19 ci sbagliavamo. Il 2022 ci ha “regalato” un’altra emergenza di tipo planetario: una guerra nel bel mezzo dell’Europa, tra Russia e Ucraina, di cui purtroppo ancora non si vede una soluzione all’orizzonte. La guerra è un dramma prima di tutto per le persone coinvolte e, in seconda battuta, anche per le conseguenze economiche che sta provocando a livello globale. La crisi inizia a condizionare i comportamenti dei consumatori, ma anche quelli dei produttori. Dal nostro punto di vista uno dei principali problemi è quello legato ai forti incrementi di prezzo che stanno subendo le commodity; aumenti che sono arrivati anche al cento per cento, come nel caso dei cereali e delle leguminose. Ne consegue che l’aumento di prezzo dei prodotti di fascia medio – alta si incontra, in una spirale negativa, con la diminuzione del potere d’acquisto da parte dei consumatori. Un fattore, questo, che è l’altro elemento chiave della crisi che stiamo vivendo, per non parlare dell’impennata dei costi energetici che investe, in maniera trasversale, ogni settore produttivo. Preso atto di questo contesto non incoraggiante noi, come Consorzio, dobbiamo ancora di più spingere su quella che è una delle nostre principali mission: far capire al consumatore, e anche un po’ agli stessi produttori, che la denominazione è un valore aggiunto ben più ampio di quello legato alla sola dichiarazione di razza; ricondurre la qualità del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale esclusivamente alla sola denominazione di “Chianina”, “Marchigiana” e “Romagnola” è limitante, oltre che sbagliato da tutti i punti di vista. Il nostro mantra, a maggior ragione in questa congiuntura difficile, dovrà essere: scegliere il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP significa non solo scegliere una razza, ma anche un territorio e una certificazione lungo tutte la fasi della filiera che garantisce una selezione accurata del prodotto. Oltre al rispetto delle regole di produzione (garantito dai controlli e dalla professionalità degli operatori della nostra filiera), la territorialità, il benessere animale e la sostenibilità ambientale dei nostri allevamenti sono il valore aggiunto della nostra carne. Dietro questi concetti c’è l’essenza più vera dalla nostra denominazione, che dobbiamo promuovere e far comprendere sempre di più. Riuscire a far capire che la razza è solo uno degli aspetti che ci definiscono può essere il vero salto di qualità nella valorizzazione del prodotto. E oggi questo approccio al mercato e ai consumatori diventa indispensabile. L’aumento dei costi di produzione, infatti, rischia di metterci di fronte a un bivio drammatico: o affrontare costi di produzione enormi o rinunciare alla qualità. Nessuna delle due strade è praticabile per chi fa il nostro mestiere e quindi dobbiamo cercare di affrontare la situazione attuale puntando sulla valorizzazione e anche cercando di rendere più efficiente la nostra produzione. Gli sforzi dovranno essere volti a migliorare l’efficienza della produzione e ad avvalersi di adeguati impianti che ci garantiscano una elevata qualità della trasformazione. È da questi sforzi, infatti, che ci auguriamo possano arrivare i frutti nei prossimi mesi. Se molliamo ora non potremmo garantire un futuro a queste produzioni in uno scenario economico prossimo che sarà molto probabilmente diverso da quello passato. Noi ci saremo per riuscire, tutti insieme, a continuare la grande storia di eccellenza del Vitellone Bianco dell’Appennino centrale IGP.