Qualità, tutela dell’ambiente e sostenibilità dell’intera filiera sono caratteristiche fondamentali che contraddistinguono la carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP da 25 anni. A rendere unico il nostro prodotto, come tutti quelli che godono del riconoscimento di Indicazione Geografica, è un altro elemento imprescindibile: il legame con il territorio e l’attenzione dei nostri allevatori per la sua difesa e salvaguardia.
Un tema, quello della salvaguardia del territorio e della riduzione del rischio idrogeologico, che è tornato prepotentemente alla ribalta con la disastrosa alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna pochi mesi fa e che passa anche, e soprattutto, da una corretta gestione dei territori con azioni quali la riduzione del consumo di suolo ma anche il reinsediamento, il recupero e la promozione di attività agricole e zootecniche.
Il rischio idrogeologico interessa, secondo i dati diffusi da Ispra, il 91% dei Comuni italiani, mentre il 10% della popolazione (e il 9% degli edifici) vive e posa le fondamenta in aree a diretto rischio di alluvione e il 2% (il 4% degli edifici) vive in zone a diretto rischio di frane. Tutto questo deve portare a una riflessione seria e ad azioni concrete per prevenire fenomeni disastrosi ed evitare danni incalcolabili ai territori, alle comunità e alle attività produttive.
La prima forma di tutela e salvaguardia dell’ambiente è, sicuramente, permettere e garantire la presenza dell’uomo nell’ambiente stesso. Laddove, nel territorio, sono presenti l’agricoltore e l’allevatore, sono essi stessi che si fanno carico della sua cura e della sua manutenzione. Ciò è importante per tutti i territori, ma ancor più per quelli marginali. Favorire e incentivare la presenza di animali al pascolo si traduce, infatti, in una maggiore cura e pulizia dei pascoli e dei sottoboschi, delle strade e delle vie di accesso alle montagne e, quindi, anche nella possibilità di interventi più efficaci e rapidi in caso di incendi. A questo si deve aggiungere una migliore gestione dei fossi, delle scoline e di tutte le sistemazioni idraulico-agrarie che mirano ad assicurare la migliore regimazione delle acque presenti in eccesso nei terreni.
Ovviamente, per fare ciò, è necessario intervenire, con strumenti appositi, per eliminare tutti i problemi tecnici e politici che oggi portano, invece, a disincentivare sempre di più l’allevamento di tipo estensivo e l’agricoltura di collina o di montagna riducendo sempre più, per esempio, il carico di bestiame a ettaro, la presenza di cinghiali, di lupi e altro.
L’alluvione dello scorso maggio ha colpito pesantemente anche la filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP con problemi logistici e gravi conseguenze economiche per mattatoi, laboratori di sezionamento e macellerie. Vorremmo che tutto questo non si ripetesse più, partendo anche dalle buone pratiche della nostra stessa filiera. Ogni giorno, in tutto il Centro Italia, i nostri 3.281 allevatori allevano bovini di razza Chianina, Marchigiana e Romagnola – le tre razze da cui proviene la carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP – seguendo un processo virtuoso che parte proprio dalla tutela del territorio attraverso un allevamento per la maggior parte di tipo estensivo, l’utilizzo dei pascoli e dei territori marginali. Questo comprende anche una grande attenzione all’alimentazione degli animali per garantire la qualità del prodotto che arriva sulle tavole e il rispetto del Disciplinare di produzione legato alla certificazione IGP.
La sostenibilità ambientale e il rispetto per l’animale sono i punti di forza che rendono unica e inconfondibile la nostra carne e le sue caratteristiche. Tutto si basa, soprattutto, su passione, esperienza e rispetto di tradizioni rurali tramandate nei secoli che devono essere valorizzate e sostenute per dare un futuro al nostro ambiente, ai nostri territori e alle giovani generazioni.